Elaborato
ElaboraT(a)o

Questo elaborato non è detto che risulti divertente.
Perciò può essere assegnato solo come risultato finale di un percorso formativo.
Il docente si riserva quindi il diritto di conoscere i lavori precedenti degli studenti che intendono affrontarlo.
"Conoscere" non significa, qui, solo aver visto tali lavori nascere e crescere, ma anche averli valutati insieme.
Il tipo di attività è descritta qui di seguito, sarà invece cura del docente indicare agli studenti
l'indirizzo web della pagina in cui sono contenuti i testi specifici.
A. P.

  • Accogliete la linea di testo che corrisponde al vostro giorno di nascita (giorno 10: riga 10 − è solo un modo per selezionare senza scegliere) e passate del tempo a rifletterci senza fare o prendere immagini [alcuni anni, alcuni giorni, alcune ore, alcuni istanti].
  • Occorrerà tempo prima cogliere tutti i livelli di senso contenuti nel testo, pur così banale; se e quando riterrete di aver compreso il senso ultimo, potreste cercare di tradurlo in un lavoro fotografico.
  • Il progetto dovrà diventare talmente familiare che vi potrete scordare di lui.
  • Realizzerete le immagini, infatti, quasi pensando ad altro o rispondendo a tutt´altra suggestione: d´un colpo, come se le aveste avute pronte da sempre.
  • Capirete così di essere liberi: il lavoro materiale non vi apparterrà più; non più di quanto vi appartenga una nuvola o un ricordo. Il vostro possesso sarà durevole, ma immateriale.
  • Lo sforzo è quello di ritrarsi dal "voler dire", pur tenendo sotto controllo tutte le capacità che ha l'immagine di dire qualcosa comunque.
  • Se tenta di illustrare la linea di testo, l´elaborato non coglie il suo massimo risultato. Così infatti non giungerà una risposta, ma un tentativo di risolvere ciò che non si può risolvere: un errore quindi.
  • Ogni linea dell'elaborato è in fondo un "koan" o − al più − un paradosso.
  • A tutta prima insomma nessun elaborato può davvero essere svolto, ma alla lunga − quando la mente smette di lavorare e l'istinto decide di prendere il sopravvento − le immagini escono come qualcosa di naturale, come si esala un respiro o si geme sollecitati da una carezza.
  • Il testo è la carezza; la fotografia è il nostro gemito. Le due cose non si somigliano, ma partecipano della stessa verità.
  • Il docente? Non ha risposte da offrire, è impegnato a imparare le stesse cose che imparate voi attraverso i vostri occhi, le vostre foto, il vostro respiro. Il suo modo di insegnare sta nel "facilitare le domande" (François Jullien).
  • E buona crescita a tutti noi!

Se non siete nel workshop o nella masterclass giusti, è probabile che rimaniate a mezza strada, avendo letto tutto quel che è scritto quì sopra. Potete contattarmi, in caso.