Elaborato
Storyboard

 

Realizzare una sequenza di immagini fotografiche che sviluppino una breve storia lineare.

Il numero minimo delle immagini è 6 e il numero massimo è 8, tanto per disporre di strutture maneggevoli: né troppo sintetiche, né troppo prolisse.
Il principio generatore è lo stesso - ma semplificato - che funziona nel cinema: si prepara un numero di scene che, una volta montate in sequenza, daranno il senso lineare e continuativo di un racconto.

Si può realizzare una forma più semplice di Storyboard utilizzando immagini trovate nei mass media. Un pò allo stesso modo delle fotosequenze. È obbligatorio, in questo caso porre la massima attenzione alle immagini tra loro estranee, che dovranno comporre la storia. La scelta di un/a protagonista è sempre molto rischiosa, ad esempio, perché non è facile trovare immagini disparate in cui i soggetti principali si somiglino.

 


Alcuni esempi:
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Dario Gambino
1° master
Scuola Romana di Fotografia
2005−06
5 6 7


  • La storia può avere il tema che si preferisce: realistico o fittizio, ma deve essere in grado di mostrare, attraverso la transizione dall'una fotografia all'altra, la consequenzialità logica del racconto, per verosimile o inverosimile che sia. Insomma non importa che sia una storiella, basta che abbia un suo sviluppo logico.
  • È da sconsigliare l'impiego di personaggi o situazioni la cui comparsa o il cui effetto sulla narrazione siano occasionali. Ogni elemento in più, infatti, attrae l'attenzione dell'osservatore e aggiunge qualcosa al racconto: se l'aggiunta è involontaria, perciò, il racconto fatalmente ci sfuggirà di mano. Meglio evitare, allora, di utilizzare ambienti confusi, persone estranee ai fatti, oggetti inutili, gesti ambigui, luci volubili.
  • Attenzione anche ai colpi di scena o alle rivelazioni: questi dispositivi narrativi, assai spesso utilizzati in elaborati del genere, devono essere chiaramente comprensibili grazie alle immagini precedenti, altrimenti saranno delle vere sorprese, ma in negativo, come salti nel vuoto.
  • Un problema opposto è quello della frammentazione dell'azione reale; mi spiego: se seguo un evento qualunque e ne fotografo sette momenti consequenziali nel tempo, non ho fatto uno storyboard. Questo esercizio infatti dovrebbe abituarci alla sintassi fotografica: immaginare la storia, ma soprattutto elaborare la giusta scansione spazio-temporale per raccontarla; girare attorno ai personaggi, magari inquadrare un'espressione prima di allontanarsi per rendere visibile un gesto, rallentare o velocizzare il tempo etc. Creare comunque diverse strutture di causa-effetto. La semplice giustapposizione di immagini che da sole si sono snocciolate l'una dopo l'altra, invece, si chiama paratassi ed equivale a raccontare un evento così: "c'era questo tizio, e poi questo tizio è entrato nella casa, e poi nella casa c'era una donna, e poi, e poi, e poi." A noi interessa l'e quindi, l'e perciò, l'e però. Come si fotografano queste strutture logiche?
  • Facciamo un esempio. Ho quattro foto:
    1. Un cane dorme
    2. Il cane alza la testa
    3. Il cane è si alza a quattro zampe
    4. Il cane mangia
    Noioso, no?
    Riproviamo inserendo alcune immagini in mezzo che spieghino le successive...
    1. Un cane dorme
    2. Primo piano di una bocca che fischia
    3. Il cane alza la testa (ora sappiamo perché!)
    4. Un uomo si avvicina ad una porta
    5. Il cane si alza a quattro zampe (un piacevole sospetto lo sfiora...)
    6. L'uomo versa del cibo in una ciotola
    7. Il cane mangia (finalmente generando anche in noi una certa soddisfazione!)
  • Non va escluso l'uso di diversi mezzi o tecniche fotografiche: ad esempio il bianco e nero contrapposto al colore per segnalare una differenza di tempo narrativo (prima/adesso, memoria/azione); l'utilizzo di una polaroid per mostrare − che so? − l'immagine scattata dal personaggio che abbiamo visto con la macchina fotografica in mano, e tante altre possibili invenzioni di questo genere. Anche qui ci vuole moderazione perché ogni cambio di grana, di format di luce, di dominante o di pellicola, deve essere riconducibile all'economia del discorso o resterà implicito, gratuito, inutile o al più inefficace.
  • Va da sé che, come sempre, la ricerca della bella foto rischia di compromettere l'efficacia del racconto. Il massimo sarebbe riuscire a costruire un racconto efficace attraverso immagini che abbiano senso insieme, e che prese ciascuna per sé stiano in piedi anche come scatti singoli. Ci piacerebbe!